Erminia Passannanti: "Palude"
“Palude” Il mio petto era terreno coperto d'acqua stagnante, bocciavano sopra di me, inibite, le ninfee, una palude dolce presso un piano salmastro. Senza ossigeno, il mio corpo era molle nel pianto di alghe sotterranee. Il mio cuore soffriva l’ inondazione temporanea, pativa l’ossidazione minerale nel suo fondo erbaceo e marcescente. COMMENTO DI ANTONELLA SARTOR “Palude” è un testo breve ma densissimo, narrato al tempo verbale “Imperfetto”: non un autoritratto emotivo ma un chiaro monologo drammatico, in cui l’acqua stagnante diventa insieme simbolo di sofferenza e matrice di rigenerazione nella donna. La voce poetica non cerca consolazione per sé, ma narra di una condizione femminile: osserva la stasi con lucidità quasi mineralogica, trasformando la materia del dolore del corpo in paesaggio linguistico. Il timbro è elegiaco ma non melodrammatico: la condizione emotiva è trattenuta, “ossidata” come la materia descritta. La sintassi è ess...