Analisi della poesia ‘Di mia
madre’, di Erminia Passannanti
di Antonella Sartor
Di mia
madre
non
chiedermi perché
l’insondabile
occhio che mi guarda
equivalga
al catino
in cui mi
specchio
pettinandomi
all’alba
quando
rammento
i discorsi
inconcludenti
di mia madre
ho
trascritto le sue labbra
e
rievocato la sua voce
della
significanza
come un
occhio che scruta
o un dito
puntato
d’un dio
d’un gendarme
sebbene me
ne stia
tra un
ruscelletto verde
e due
pietre angeliche
ancorché
fraintesa
pur godo
del ricordo
di quelle
tre quattro strofe
ch’ebbi a
ponderare
quale loro
unica giudice
e dal
catino traboccano
le acque
della bellezza
putride
una voce
baritonale
canta
ma senza
strazio
spoglia di
colpa storica
una nenia
insaziata
un grido
senza fede
e senza
speranza
volendo
molto amare
e
grandemente
giustificare
la propria esistenza
pagando
non più
di tre
centesimi al mese
ma, dov’è
mia madre?
credevo
d’averla lasciata seduta
quaggiù in
giardino
quieta
nella sua vestaglietta
da casa a
fiori azzurra
in tardiva
difesa delle tasche
con fiera
risolutezza d’orfana
a frangere
le coerenze altrui
ma senza
disappunto
ah, eccola
dove credevo fosse
malgrado
il silenzio
della posa
marmorea
vedi come
alza verso di me lo sguardo celeste
del volto
lacerato
sorride,
stringe le labbra
come a
baciare l’aria.
ERMINIA
PASSANNANTI (2002)
Analisi
testuale
Se é vero
che la poesia nasce dall’emozione del poeta, altrettanto verosimilmente questa
dipende dal ricordo che quell’emozione offre attraverso la capacità ricreativa
della memoria. L’emozione espressa in una poesia può avere lo stesso effetto
sul lettore/ascoltatore, ripetendo in qualche modo il processo dell’esperienza
poetica originale. In questo modo, l’intero processo emozione/memoria in atto
nella poesia ‘Di mia madre’ di Erminia Passannanti, sarà così sintetizzato:
poeta-emozione-memoria-poesia
^lettore-emozione-sentimento
All’interno
di tale sistema, la Passannanti non conosce ‘sognare poetico’ che non sia
basato sulla sua esperienza del rapporto madre-figlia, che coinvolge la
razionalità mascherata dal desiderio di aspettarsi, come si legge altrove in
una sua dichiarazione di poetica, sempre qualcosa di nuovo da essere rivelato:
un divenire del ricordo, ricco di attese. Prendo come esempio di analisi questa
lirica esplicitamente dedicata alla figura materna che parla della sofferenza
con cui la poetessa ha dovuto convivere per lungo tempo a causa della malattia
della genitrice, che presumibilmente ha implicato un’afasia del suo linguaggio
(‘i discorsi inconcludenti/di mia madre’). Il titolo stesso è significativo di
tale problematica in quanto presenta il tema fondante che ruota attorno al ricordo
della madre come elemento centrale e particolare, a cui la figlia appartiene e
che é a sua volta posseduta dalla figlia (‘Di mia madre’). Nel
testo si disegnano, inoltre, delle reti referenziali che definiscono il tema
della poesia. Da ciò si evince che la lingua possiede diversi procedimenti di
riprese testuali ovvero di coesione:
-l’elissi
-la ripetizione
-la sostituzione: pronominale e
lessicale
-l’associazione intesa come
legame stabilito fra due parole attraverso il possessivo
Una delle
caratteristiche basilari della parola poetica è data dalla densità
‘connotativa’’. Si dimostrera’ come tale tratto sia fortemente presente nella
poesia in questione. Sviluppata su una metrica libera, la poesia e’ dunque
suddivisa in 11 strofe. Nella prima parte, che include i versi ‘di tre
centesimi al mese’ ci troviamo di fronte ad elementi o ‘isotopie’ che sono
semanticamente omogenei:
SOFFERENZA SERENITA/DOLCE RICORDO
Le sue labbra Ho trascritto…
Discorsi inconcludenti Rievocato la
voce
Pietre angeliche Ruscelletto verde
Acque della bellezza putride Godo del
ricordo di quelle 3 o 4 strofe
Nenia insaziata Grido senza fede
Queste
creano delle correlazioni fra le immagini della poesia che si risolvono
usualmente in rapporti di opposizione o di sinonimia (analogia). E qui è molto
evidente che i rapporti sono in contrasto e la poesia si regge sull’opposizione
fra la serenità del ricordo della figura materna e la sofferenza della poetessa
per la perdita della genitrice.
La poesia
cerca di comunicare l’esperienza del dolore morale legato ineluttabilmente a
delle sensazioni fisiche: nel rispetto di una economia di struttura, sentimenti
e pensieri si connettono ai temi legati ai cinque sensi, i quali risultano
particolarmente frequenti e funzionali ad una comprensione esaustiva in grado
di suggerirci una rappresentazione efficace del contenuto. E così si ricorre al
linguaggio figurato utilizzando la metafora e la similitudine: la similitudine
la troviamo nella seconda strofa (come un occhio che scruta… o un dito puntato
d’un dio d’un gendarme) ove si presentano anche due ‘elissi’ (l’omissione del
come in ‘o dito puntato’, l’omissione dell’o in ‘d’un gendarme’) che oltre alla
funzione coesiva all’interno del testo hanno anche funzione di messa in rilievo
di ciò che non viene omesso. Una metafora degna di nota si trova nella prima
strofa dove la poetessa parla di ‘quell’occhio insondabile’ (il catino). Si
tratta di una ‘metafora viva’ poiché inscrive lo slancio dell’immaginazione ‘in
un pensar di più’ concettuale. Notiamo perfino la presenza di ossimori nella
terza strofa ‘pietre angeliche’ e ‘le acque della bellezza putride/ bellezza
putrida’. Infatti, si tratta di termini semanticamente contrari da cui
risultano i binomi ‘pietre angeliche’ ‘acque della bellezza putride/bellezza
putride’. Le polarità ossimoriche possono avere anche una estensione sintattica
variabile connettendo frasi o singole parole. Vico definì, nelle Istitutiones
Oratoriae, l’ossimoro una figura di pensiero mirante ad ‘affermare di una cosa
che essa non è quella che è’ predicandola mediante il contrario (‘bellezza
putrida’ si ricava da ‘le acque della bellezza putride). Nell’ossimoro inoltre
viene sciolta l’irriducibilità antinonimica in una più alta unità di senso cui
si giunge intuitivamente con un legame analogico.
Nella
prima parte della poesia, per spiegare il suo stato emotivo/mentale e quello
della sua genitrice, la Passannanti ricorre ad un linguaggio figurato,
altamente onirico e dunque simbolico, rifacendosi, inoltre, sul piano formale,
ad una sintassi ‘ipotattica’. Nella seconda parte, come richiamata alle responsabilità
del mondo reale, l’autrice si chiede dove sia finita la vecchia madre: in altre
parole, la voce poetante si sveglia improvvisamente dal sogno, considerato
invece dal lettore un ‘dialogo particolare’ che sta avendo luogo fra la
poetessa e il lettore stesso. Tutto ruota intorno alla domanda ‘ma, dov’è mia
madre?’ che sembra tagliare nettamente in due parti la poesia grazie anche alla
punteggiatura che compare per la prima volta (la virgola e l’interrogativa).
Anche qui ritroviamo la ‘metafora viva’ nella penultima strofa (‘malgrado il
silenzio della posa marmorea’), dove ‘posa marmorea’ sta ad indicare il
silenzio ‘della morte’. In effetti la l’aggettivo ‘marmorea’ ci fa pensare al
’gelo’ che con i sostantivi ‘posa’ e ‘silenzio’ rende bene l’idea di un
qualcosa di fermo, di statico traducendo quindi l’idea astratta di ‘morte’. Non
vi è dubbio che essendo una poesia moderna con i suoi caratteri di ambiguità
polisemica, di allusività ed evasività, di concentrazione semantica, necessiti
di una particolare riflessione sui dati impliciti e presupposti dove alcune
delle figure (analogia, metafora ecc) vengono spiegate meglio tramite l’uso di
determinati fenomeni discorsivi. E l’esempio ci viene presentato dalle metafore
vive (‘di quell’occhio insondabile’= ‘catino’ e ‘il silenzio della posa
marmorea’= morte). Altre volte, invece, scorgiamo dietro le figure le
presupposizioni come nel caso degli ossimori ‘pietre angeliche’ o ‘le acque della
bellezza putride’ che evidenziano non tanto il principale significato delle
parole ma le connotazioni più segrete, sottili, non comuni.
“Di mia
madre” è un monumento all’amore tra madre e figlia, al cui centro c’è l’io
poetico che assomma in sé tutta la sofferenza (malattia/morte) del percorso
storico, psicologico e affettivo di tale rapporto. Tuttavia, l’Io narrante
riesce anche ad apparire sereno, mantenendo, pur nella pena, la compostezza
dolce del ricordo. L’opposizione ‘dolore/dolce rimpianto veicola, dunque, un
modello di mondo (salute/malattia, vita/morte, ordine/disordine,
felicita/dolore ecc.) che rivela una precisa condizione ideologica
dell’artista, celata in una creatività di tipo surreale.
In questo
testo, come altrove (Macchina, 2000), la Passannanti ha composto versi
che evidenziano un evento e una figura di primario rilievo. Quelle ‘pietre
angeliche’ e ‘il silenzio della posa marmorea’ ci portano a pensare ad un luogo
gelido, ma se ci immergiamo in una lettura più profonda, capiamo che si tratta
di un momento delicato in cui tutto tace eccetto quello sguardo ‘celeste’ che
sembra invitarci alla speranza. Un gioco interessante é dato dal fatto che
nell’ultima stanza la figlia (la Passannanti) finge di comprendere quello che
sta succedendo alla madre, ed a sua volta la madre se ne prende gioco,
ridiventando furba come una bambina. Il saluto allusivo della madre sì
manifesta in quel sorriso con cui scopre che la figlia, mostrando di capirla,
mente ancora. E ci chiediamo quale persona vivente sia effettivamente in grado
di capire un’altra persona che si trovi così vicina alla morte, specie se la
persona in questione è la propria madre.
Per
concludere possiamo sostenere che questa poesia tocca i grandi temi
esistenziali dell’individuo, i suoi dolori, le sue paure e passioni, le sue
aspirazioni ed i suoi problemi, innalzando ciò che è privato e personale ad un
interesse comune se non addirittura eterno.
Bibliografia
Alfonso Bardinelli
100 Poeti: Itinerari di poesia
2002 Arnoldo Mondatori Editore
Jacques Geninasca
La Parola Letteraria. A cura di Isabella Pezzini e Maria Pia Pozzato
2000 R.C.S Libri S.p.A Milano
Edizioni Studi Bompiani 2000
Angelo Marchese
L’Officina Della Poesia: Principi di Poetica
Arnoldo Mondatori Editore maggio 1987
Edizione Oscar saggi ottobre 1997
Ristampa 2002
Loredana Chines Carlo Varotti
Che cos’è un Testo Letterario
Settembre 2001 Carocci Editore S.p.A Roma
Gianfranco Marrone
Corpi Sociali: Processi comunicativi e Semiotica del Testo
2001 Giulio Einaudi Editore s.p.a, Torino
Jurij M. Lotman
La Struttura del Testo Poetico. A cura di Eridano Bazzarelli
2002 Gruppo Ugo Mursia Editore S.p.A Milano
Stefano Traini
La Connotazione
2001 Strumenti Bompiani Milano
Antonella Sartor è nata a Feltre
(BL) il 12/06/57 e residente a
Chirignago (Venezia)
Ha scritto saggi a carattere
linguistico-letterario per il sito ‘L’isola del tesoro’ (www.lisoladeltesoro.com), una
rivista di cinema e letteratura.
Ha pubblicato il volume Studi di semantica e
linguistica’ (edizione c.p.e Oggiscuola, S. Prospero,
Modena, 2002. E' morta in circostanze non chiare.