La realtà. Poesie. Erminia Passannanti (2004)

Erminia Passannanti
La realtà
(Monologhi drammatici)
RIPOSTES
(Salerno-Roma)
"Collana Transference"
Poeti
contemporanei
Prima
edizione italiana gennaio 2004
Edizioni
Ripostes Rome/Salerno
Copyright
©Erminia Passannanti 2004
Ripubblicato
nel 2011
Tutti
i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può
essere tradotta, riprodotta, copiata o trasmessa senza
l’autorizzazione scritta dall’autore.
La
realtà
Salerno-Roma:
Ripostes, 2004
Collana
Transference
1.
Poesia italiana contemporanea
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DELLO STESSO AUTORE
Macchina,
Manni Editore, 2000
Mistici,
Ripostes, 2003
Exstasis,
Lietocolle, 2003
La
realtà, Ripostes, 2004
Il
roveto, Troubador, 2005
Machine,
Troubador, 2005
Il
torsolo del ventre ed altre fandonie,
Troubador, 2007
Al mio caro figlio, Marco.
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SOMMARIO
Così
spessa 11
Nell’intimo 12
Apice 14
Ergo
Sum 15
La
morte 16
Mappa
di Santa 17
Balsamo-corvo 19
Dio
II 20
L'astrazione 21
Martirio 22
La
realtà 23
Kleps-ydra 24
Roma
19.50 25
Parigi/Baghdad 26
L’ibrido 27
La
casa 28
Il
superstite 29
Il
morbo 30
Dopoguerra 31
se
almeno uno 32
rosignolo
politico 33
Meno
due 34
Cava
di giorno 35
Curdi 36
specchio 37
Ricordo 38
Cosmetico 39
Verbalmente 40
nel
mio sangue 41
Realtà
e figura 42
In
due metà 43
Oggi
non mangerò, non piangerò 44 (Non pubblicata online)
Fossato 45
Venezia 47
Se
finalmente libera 48
L’altra
sponda 49
erba-vetta 50
Vero
siccome 51
Mio
equilibrio vinto 52
Pulsano
i quartieri 53
DIO 54
Nel
bosco 56
San
Colombano 56
Euridice 59
Lettera 60
Esiti 61
Monologo
poetico 62
(Tommaso
Campanella) 62
Artemide 63
Acqua 64
Propriamente 65
Vetta 66
Dei
tortuosi cammini 67
Suoni 68
Muri
d’edera 70
Il
buio e la luce 71
Parigina 72
Set 73
Paese
di nebbie, vita da spettro 74
Quando
un grillo un topo un rospo 75
Sintesi 76
Volpe
raminga 77
Latte
d’asina 78
L’amore
eterno 79
A
questo mondo 80
Il
parasole 82
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La
caratteristica più evidente della poesia di Erminia Passannanti è
quella di una forte tensione, presente in tutte le sue raccolte
poetiche, tra i due poli opposti dell’esperienza conoscitiva umana,
quello dell’erotismo e quello della devozione (laica) a delle
figure eticamente poste, che, come per una legge naturale, finiscono
per coincidere. C’è da mettere in luce un fatto importante: la
forma di questa devozione è quella di un misticismo
immanente (e qui non si può fare a meno di
ricordare la poesia religiosamente ontologica di Mario Luzi);
l’autrice riesce a toccare il sacro attraverso la corporeità:
anche se c’è un senso mistico della vita, non viene espresso
nessun atto di fede, ma una postreligiosità criticamente informata,
come in Pasolini (autore tra i preferiti
della Passannanti), o gridata, come in Turoldo.
In
questi spazi, che la poesia della Passannanti attraversa con moti
fisici ed intellettuali, non c’è niente di dogmatico e nemmeno di
troppo personale: la natura e l’erotismo sono modi per
ricongiungere la poesia ad un etimo naturale, ad una fusione panica
con le cose. La realtà
mette insieme un ampio numero di testi tratti da varie precedenti
raccolt, Noi altri,
Macchina, Exstasis e
Mistici, ed è
caratterizzata da una tendenza antilirica o ad un tipo di lirica
dissimulata, frutto di un gioco nel quale predomina, non senza una
luce lunare radiosa, sottesa da grande intelligenza,
un’interpretazione della realtà, nella quale la vita interiore
appare non dissociata dal mondo circostante, anzi totalmente
integrata alle sue polimorfe manifestazioni; il tempo postmoderno
della velocità e delle relazioni mediatiche tra gli esseri umani tra
loro, si realizza, appunto a partire dal dato della loro fisicità e
cultura. In tutto questo movimento, la Passannanti si presenta come
un’essenza plurivocica, che si mette in gioco con un’elegantissima
originalità. A volte c’è un tu al
quale la poetessa si rivolge come nella composizione intitolata A
questo mondo:
“Nessuna
voce può penetrare nel tuo cuore/ di cristallo/ nessuna voce,
nemmeno la mia. / Come ti raccogli nel tuo sottile bulbo/ ad occhi
chiusi, i tuoi nuovi occhi/ ancora così estranei in queste ombre,
/queste sfere vaganti, queste luci,/ per preservare la tua integrità.
// No, amore,/ non sottrarti a questo mondo/ caotico e assurdo. / Io
non posso più renderti rara, sicura, non sono più tiepidamente
spaziosa, ma stretta e muta. Ora è il tuo turno,/ distendi le
braccia e come aquila guida.”
Da
questi versi del 1987, dedicati alla figlia, affiora una
versificazione sorvegliatissima e un ritmo teso, insieme ad una
grande densità metaforica. La Passannanti, proprio nel rapportarsi
all’alterità, raggiunge esiti alti con apparente semplicità.
C’è
un passaggio che parte da processi oscuri nel loro emergere nella
luce del tempo e della bellezza, un etimo che diventa innanzitutto
chiarezza in ogni poesia che l’autrice presenta. Notevoli i testi
che parlano di luoghi, come Roma 19.30,
Parigi/ Bagdad e Venezia, colti nella loro
sostanza senza la minima concessione a particolari architettonici, o
artistici vaghi, luoghi della memoria personale e collettiva.
Denominatore
comune delle poesie include in questa raccolta è una forte
rarefazione dei sintagmi che ci vengono presentati, condensazione che
sottende una grande icasticità, legata a agilità e precisione: ogni
singola parola si situa come una tassello musivo, nell’insieme, con
consapevolezza letteraria. La cifra più evidente è quella di una
rappresentazione policroma di situazioni in cui il lettore può
sentire di divenire parte, in un discorso affascinante, in laghi
perfetti di parole, nei quali affondare durante la lettura, per
riemergere rinsaldati da quanto emerge da ogni singolo discorso.