"Salendo..." Poesia dantesca (Purgatorio).

 


"Salendo..."


nauseata di tutto

il mondo roteava


il soffitto saliva

il fumo soffocava


da sola non stavo

mill'erano intorno a me


con uno sguardo lacero

ed il mantello bianco


levati verso il cielo

nel velo della pioggia


e in tal guisa piangevano

l'essere venuti al mondo


solo per poi lasciarlo

esattamente quando


lo stavano apprendendo

e in quella grigia luce


l'odiavano

                     poi amandolo



Erminia Passannanti

(Salerno, 21/11/2025)




Analisi testuale e stilistico-formale 


Questo saggio propone un’analisi integrata di una breve composizione poetica contemporanea, esaminandone struttura formale, dinamiche percettive e implicazioni filosofiche. Attraverso un approccio che unisce critica testuale, analisi stilistica e lettura tematico-esistenziale, il lavoro indaga la rappresentazione della vertigine percettiva, della condizione liminale dell’io e dell’ambivalenza emotiva che attraversa la poesia. Il contributo si colloca nell’ambito degli studi sulla poesia moderna, della teoria della soggettività e della filosofia della finitudine, offrendo una riflessione sul rapporto tra esperienza sensibile e consapevolezza esistenziale.


1. Struttura formale

La poesia è composta da una serie di distici (due versi per unità), con qualche variazione in forma di enunciati brevi o spezzati. La punteggiatura è quasi del tutto assente, creando una fluidità che simula uno stato di coscienza instabile o in mutamento. I versi sono liberi, scarni, spesso nominali.

L’ultimo verso è graficamente isolato (“poi amandolo”), con un forte effetto di ritmo e pausa emotiva.


2. Campo semantico dominante


Emergono alcune aree semantiche ricorrenti:

Vertigine / disorientamento: “nauseata”, “roteava”, “soffitto saliva”.
Presenza/assenza, folla e solitudine: “da sola non stavo / mill’erano intorno a me”.

Visione trasfigurata o allucinata: “uno sguardo lacero”, “mantello bianco”, “levati verso il cielo”.

Naturale/atmosferico: “pioggia”, “grigia luce”.

Nascita e transitorietà: “essere venuti al mondo / solo per poi lasciarlo”.
Ambivalenza emotiva: “l’odiavano / poi amandolo”.

Questi campi semantici sono coesi e costruiscono un ambiente percettivo instabile, sospeso fra corporeo e visionario.


3. Dinamica del movimento


Il testo è attraversato da un movimento ascensionale e rotatorio:

“il mondo roteava”
“il soffitto saliva”

“levati verso il cielo”


Il senso di salita si alterna alla caduta emotiva, culminando in “l’odiavano / poi amandolo”. Anche la sequenza visiva va dal chiuso (soffitto) all’aperto (cielo, pioggia, luce), come un progressivo slittamento di piani percettivi.


4. Figure retoriche


Anafore implicite: la ripetizione di struttura nei distici dà un ritmo quasi liturgico.
- Ellissi: mancano spesso verbi o spiegazioni, creando frammentarietà (“con uno sguardo lacero / ed il mantello bianco”).

- Sinestesia emotiva: percezioni fisiche (nausea, fumo, luce) si confondono con stati psichici.

- Ossimoro finale: “l’odiavano / poi amandolo” condensa un conflitto irrisolto.


5. Costruzione dell’io poetico


L’io è inizialmente implicito (“nauseata”), poi si situa (“da sola non stavo”), ma subito si dissolve nella folla (“mill’erano intorno a me”). Sembra oscillare tra percezione interna (fisica, emotiva), e osservazione esterna (le altre figure col mantello bianco)

Il confine fra soggetto e mondo appare poroso.


6. Tempo e transitorietà

Il testo alterna tre dimensioni temporali:

- immediata: sensazioni corporee presenti

- visionaria: gli esseri che “piangevano”

- esistenziale: “essere venuti al mondo / solo per poi lasciarlo”

La poesia costruisce una sorta di passaggio, non lineare, fra momenti e stati.


7. Tensione tonale


L’atmosfera complessiva è:

gravia, per la nausea, il fumo, la rotazione

mistica, per l’ascesa e il bianco

tragica, per la nascita associata alla perdita
correlativa, per il finale che ribalta l’odio in amore

La tensione crescente culmina in una resolutio all’ultimo verso, che però non chiude davvero: apre un movimento opposto.


1. Struttura e forma come esperienza del pensiero


La poesia “Salendo”, di Erminia Passannanti, è costruita in distici brevi, spesso nominali, con pochissima punteggiatura. Questa scelta formale non è solo stilistica: rispecchia una coscienza che non organizza più il mondo in nessi causali ma in frammenti percettivi. La mancanza di punti, i versi che scivolano uno nell’altro, producono una sintassi che imita l’instabilità psicologica e percettiva.

Gli enjambement frequenti creano un effetto di sospensione: il verso continua anche quando la frase sembra terminare. È una scrittura che non trova mai un luogo in cui fermarsi. Da un punto di vista filosofico, questa apertura costante esprime un pensiero esposto, un pensiero non concluso, che si costruisce mentre esiste.

Il verso finale isolato amplifica il gesto di inversione emotiva contenuto in “poi amandolo”, come un colpo di scena che assume il valore di una rivelazione.


2. Temi centrali e campo semantico


Il testo sviluppa alcuni nuclei tematici coerenti.

A livello percettivo domina il senso di vertigine: la nausea, il mondo che ruota, il soffitto che sale. L’esperienza ordinaria dello spazio si deforma e suggerisce un crollo dei riferimenti esistenziali. La staticità delle cose viene meno e tutto sembra muoversi al di fuori del controllo del soggetto.

Si aggiunge un contrasto fra solitudine e immersione nella folla. L’io dice di non essere solo, ma il modo in cui la moltitudine è evocata appare spersonalizzato e quasi opaco: “mill’erano intorno a me”. Non sono figure definite, sono una massa. L’io è insieme immerso e separato.

Ricorrono immagini visionarie: lo sguardo lacero, il mantello bianco, l’ascesa verso il cielo nel velo della pioggia. Queste immagini non appartengono a una realtà ordinaria e suggeriscono un passaggio, un attraversamento. La poesia sembra collocare il soggetto in uno stato liminale, a metà tra il fisico e il metafisico.

La pioggia e la grigia luce collocano tutto in un registro atmosferico che intensifica il senso di sospensione, come se il mondo fosse in uno stato di chiaroscuro morale e percettivo.


3. Movimento e dinamica dell’esperienza


Il testo è attraversato da un movimento ascensionale e circolare. Il mondo gira e il soffitto si alza. Il corpo è in uno stato di scompenso. Tuttavia la scena centrale guarda verso l’alto: le figure col mantello bianco “levati verso il cielo”.

La salita non è però una liberazione. È un movimento che porta a una presa di coscienza dolorosa. Nel gesto ascensionale si manifesta un pianto rivolto alla condizione umana: essere venuti al mondo e doverlo lasciare proprio quando si comincia a comprenderlo.

L’ascensione è quindi una metafora della consapevolezza, che però non salva: espone.


4. Dimensione filosofica


Il cuore filosofico del testo sembra concentrarsi sul paradosso esistenziale della vita umana. Vivere è entrare nel mondo senza chiederlo, apprenderlo lentamente e lasciarlo nel momento in cui la comprensione diventa più profonda. Questo tema richiama motivi centrali dell’esistenzialismo: la contingenza della nascita, la finitudine, l’assurdità della curva biografica, l’impossibilità di una piena armonia tra conoscenza e durata.

Il pianto delle figure non è solo dolore; è consapevolezza dell’insensatezza strutturale del vivere. Il finale introduce un doppio movimento: l’odio e l’amore rivolti allo stesso mondo. L’odio nasce dalla sofferenza e dalla contingenza, l’amore dal riconoscimento della sua ambiguità e del suo valore proprio nel suo essere fragile e limitato.

Questa chiusura ha una tonalità quasi fenomenologica: il mondo appare prima come peso, poi come rivelazione. L’ambivalenza finale non risolve il conflitto ma mostra che la verità dell’esperienza umana è nella coesistenza di passioni opposte.


5. Costruzione dell’io poetico


L’io è presente ma instabile. È un io che sente il corpo, l’ambiente, la folla, ma non se ne appropria. La soggettività appare come un’unità fragile che percepisce più di quanto riesca a ordinare. L’io è immerso in una scena popolata da altre figure che sembrano condividere la stessa sorte; non è un io isolato in senso eroico ma un io interconnesso e sovrastato.

Questo contribuisce a una visione dell’umano come parte di un movimento più grande, non padrone del proprio destino.


6. Tono e atmosfera


L’atmosfera è offuscata e densa: nausea, fumo, pioggia, luce grigia. Il tono è grave e meditativo. Tuttavia la poesia non rinuncia a una dimensione quasi sacra nella verticalità del movimento. È una sacralità senza redenzione, una trascendenza che non libera ma mostra, come una rivelazione lucida sulla struttura dell’esistenza.

L’ultimo gesto emotivo rovescia il pathos: dopo il rifiuto e l’odio, la comparsa improvvisa dell’amore sembra dire che la comprensione, pur dolorosa, genera attaccamento. Non è la negazione del dolore, ma la sua integrazione.




"Salendo..."


nauseata di tutto

il mondo roteava


il soffitto saliva

il fumo soffocava


da sola non stavo

mill'erano intorno a me


con uno sguardo lacero

ed il mantello bianco


levati verso il cielo

nel velo della pioggia


e in tal guisa piangevano

l'essere venuti al mondo


solo per poi lasciarlo

esattamente quando


lo stavano apprendendo

e in quella grigia luce


l'odiavano

                     poi amandolo



Erminia Passannanti

(Salerno, 21/11/2025)




Analisi testuale e stilistico-formale 


Questo saggio propone un’analisi integrata di una breve composizione poetica contemporanea, esaminandone struttura formale, dinamiche percettive e implicazioni filosofiche. Attraverso un approccio che unisce critica testuale, analisi stilistica e lettura tematico-esistenziale, il lavoro indaga la rappresentazione della vertigine percettiva, della condizione liminale dell’io e dell’ambivalenza emotiva che attraversa la poesia. Il contributo si colloca nell’ambito degli studi sulla poesia moderna, della teoria della soggettività e della filosofia della finitudine, offrendo una riflessione sul rapporto tra esperienza sensibile e consapevolezza esistenziale.


1. Struttura formale

La poesia è composta da una serie di distici (due versi per unità), con qualche variazione in forma di enunciati brevi o spezzati. La punteggiatura è quasi del tutto assente, creando una fluidità che simula uno stato di coscienza instabile o in mutamento. I versi sono liberi, scarni, spesso nominali.

L’ultimo verso è graficamente isolato (“poi amandolo”), con un forte effetto di ritmo e pausa emotiva.


2. Campo semantico dominante


Emergono alcune aree semantiche ricorrenti:

Vertigine / disorientamento: “nauseata”, “roteava”, “soffitto saliva”.
Presenza/assenza, folla e solitudine: “da sola non stavo / mill’erano intorno a me”.

Visione trasfigurata o allucinata: “uno sguardo lacero”, “mantello bianco”, “levati verso il cielo”.

Naturale/atmosferico: “pioggia”, “grigia luce”.

Nascita e transitorietà: “essere venuti al mondo / solo per poi lasciarlo”.
Ambivalenza emotiva: “l’odiavano / poi amandolo”.

Questi campi semantici sono coesi e costruiscono un ambiente percettivo instabile, sospeso fra corporeo e visionario.


3. Dinamica del movimento


Il testo è attraversato da un movimento ascensionale e rotatorio:

“il mondo roteava”
“il soffitto saliva”

“levati verso il cielo”


Il senso di salita si alterna alla caduta emotiva, culminando in “l’odiavano / poi amandolo”. Anche la sequenza visiva va dal chiuso (soffitto) all’aperto (cielo, pioggia, luce), come un progressivo slittamento di piani percettivi.


4. Figure retoriche


Anafore implicite: la ripetizione di struttura nei distici dà un ritmo quasi liturgico.
- Ellissi: mancano spesso verbi o spiegazioni, creando frammentarietà (“con uno sguardo lacero / ed il mantello bianco”).

- Sinestesia emotiva: percezioni fisiche (nausea, fumo, luce) si confondono con stati psichici.

- Ossimoro finale: “l’odiavano / poi amandolo” condensa un conflitto irrisolto.


5. Costruzione dell’io poetico


L’io è inizialmente implicito (“nauseata”), poi si situa (“da sola non stavo”), ma subito si dissolve nella folla (“mill’erano intorno a me”). Sembra oscillare tra percezione interna (fisica, emotiva), e osservazione esterna (le altre figure col mantello bianco)

Il confine fra soggetto e mondo appare poroso.


6. Tempo e transitorietà

Il testo alterna tre dimensioni temporali:

- immediata: sensazioni corporee presenti

- visionaria: gli esseri che “piangevano”

- esistenziale: “essere venuti al mondo / solo per poi lasciarlo”

La poesia costruisce una sorta di passaggio, non lineare, fra momenti e stati.


7. Tensione tonale


L’atmosfera complessiva è:

gravia, per la nausea, il fumo, la rotazione

mistica, per l’ascesa e il bianco

tragica, per la nascita associata alla perdita
correlativa, per il finale che ribalta l’odio in amore

La tensione crescente culmina in una resolutio all’ultimo verso, che però non chiude davvero: apre un movimento opposto.


1. Struttura e forma come esperienza del pensiero


La poesia “Salendo”, di Erminia Passannanti, è costruita in distici brevi, spesso nominali, con pochissima punteggiatura. Questa scelta formale non è solo stilistica: rispecchia una coscienza che non organizza più il mondo in nessi causali ma in frammenti percettivi. La mancanza di punti, i versi che scivolano uno nell’altro, producono una sintassi che imita l’instabilità psicologica e percettiva.

Gli enjambement frequenti creano un effetto di sospensione: il verso continua anche quando la frase sembra terminare. È una scrittura che non trova mai un luogo in cui fermarsi. Da un punto di vista filosofico, questa apertura costante esprime un pensiero esposto, un pensiero non concluso, che si costruisce mentre esiste.

Il verso finale isolato amplifica il gesto di inversione emotiva contenuto in “poi amandolo”, come un colpo di scena che assume il valore di una rivelazione.


2. Temi centrali e campo semantico


Il testo sviluppa alcuni nuclei tematici coerenti.

A livello percettivo domina il senso di vertigine: la nausea, il mondo che ruota, il soffitto che sale. L’esperienza ordinaria dello spazio si deforma e suggerisce un crollo dei riferimenti esistenziali. La staticità delle cose viene meno e tutto sembra muoversi al di fuori del controllo del soggetto.

Si aggiunge un contrasto fra solitudine e immersione nella folla. L’io dice di non essere solo, ma il modo in cui la moltitudine è evocata appare spersonalizzato e quasi opaco: “mill’erano intorno a me”. Non sono figure definite, sono una massa. L’io è insieme immerso e separato.

Ricorrono immagini visionarie: lo sguardo lacero, il mantello bianco, l’ascesa verso il cielo nel velo della pioggia. Queste immagini non appartengono a una realtà ordinaria e suggeriscono un passaggio, un attraversamento. La poesia sembra collocare il soggetto in uno stato liminale, a metà tra il fisico e il metafisico.

La pioggia e la grigia luce collocano tutto in un registro atmosferico che intensifica il senso di sospensione, come se il mondo fosse in uno stato di chiaroscuro morale e percettivo.


3. Movimento e dinamica dell’esperienza


Il testo è attraversato da un movimento ascensionale e circolare. Il mondo gira e il soffitto si alza. Il corpo è in uno stato di scompenso. Tuttavia la scena centrale guarda verso l’alto: le figure col mantello bianco “levati verso il cielo”.

La salita non è però una liberazione. È un movimento che porta a una presa di coscienza dolorosa. Nel gesto ascensionale si manifesta un pianto rivolto alla condizione umana: essere venuti al mondo e doverlo lasciare proprio quando si comincia a comprenderlo.

L’ascensione è quindi una metafora della consapevolezza, che però non salva: espone.


4. Dimensione filosofica


Il cuore filosofico del testo sembra concentrarsi sul paradosso esistenziale della vita umana. Vivere è entrare nel mondo senza chiederlo, apprenderlo lentamente e lasciarlo nel momento in cui la comprensione diventa più profonda. Questo tema richiama motivi centrali dell’esistenzialismo: la contingenza della nascita, la finitudine, l’assurdità della curva biografica, l’impossibilità di una piena armonia tra conoscenza e durata.

Il pianto delle figure non è solo dolore; è consapevolezza dell’insensatezza strutturale del vivere. Il finale introduce un doppio movimento: l’odio e l’amore rivolti allo stesso mondo. L’odio nasce dalla sofferenza e dalla contingenza, l’amore dal riconoscimento della sua ambiguità e del suo valore proprio nel suo essere fragile e limitato.

Questa chiusura ha una tonalità quasi fenomenologica: il mondo appare prima come peso, poi come rivelazione. L’ambivalenza finale non risolve il conflitto ma mostra che la verità dell’esperienza umana è nella coesistenza di passioni opposte.


5. Costruzione dell’io poetico


L’io è presente ma instabile. È un io che sente il corpo, l’ambiente, la folla, ma non se ne appropria. La soggettività appare come un’unità fragile che percepisce più di quanto riesca a ordinare. L’io è immerso in una scena popolata da altre figure che sembrano condividere la stessa sorte; non è un io isolato in senso eroico ma un io interconnesso e sovrastato.

Questo contribuisce a una visione dell’umano come parte di un movimento più grande, non padrone del proprio destino.


6. Tono e atmosfera


L’atmosfera è offuscata e densa: nausea, fumo, pioggia, luce grigia. Il tono è grave e meditativo. Tuttavia la poesia non rinuncia a una dimensione quasi sacra nella verticalità del movimento. È una sacralità senza redenzione, una trascendenza che non libera ma mostra, come una rivelazione lucida sulla struttura dell’esistenza.

L’ultimo gesto emotivo rovescia il pathos: dopo il rifiuto e l’odio, la comparsa improvvisa dell’amore sembra dire che la comprensione, pur dolorosa, genera attaccamento. Non è la negazione del dolore, ma la sua integrazione.




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