"Navigatio Sancti Brendani" (To Jamie McKendrick)
"Navigatio Sancti Brendani"
Translated by Brian Cole (c) 2004 – Erminia Passannanti, 2001 (from the collection Mistici, Edizioni Ripostes)
Navigatio Sancti Brendani
23 luglio 2001 - Oxford (dalla raccolta Mistici, Edizioni Ripostes)
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The Translator's Note
Brian Cole
When translating Erminia's poem Navigatio Sancti Brendani (2001), I approached the text with a watchful curiosity, aware that the journey I was about to undertake was far more intricate than it initially appeared. At first glance, the poem might seem like a simple narrative in verse of the travels of an ancient saint, reaching all the way to Italy, across the Alps. But as I delved into its deeper layers, I began to understand the rhetorical journey of Saint Brendan: a passage between a missionary enterprise, sensual desire, and the experience, both exhilarating and burdensome, of travelling in a foreign land in search of oneself and of the unknown. Each word and image in the poem revealed itself as an invitation to explore not only Brendan’s narrative, with its themes of pilgrimage, sacrifice, and the sacredness of the quest, but also the layered relationship between the saint’s journey and the poet’s perspective. The figure of Saint Brendan in Navigatio Sancti Brendani offers a parallel to a living poet the author once met, also a traveller to Italy, suggesting that the journey of the saint-poet became something quite different from its original meaning. Brendan’s spiritual pilgrimage is transformed into an imaginative navigatio, suspended between inner discoveries and real encounters.
In Brendan’s case, the poet tells us with a touch of irony, his “desire of flesh” grows until it becomes “immense,” a hunger so vast that no “push” can extinguish it, nor any “gush” quench it. This bodily language reflects a deeper yearning: the saint-poet’s insatiable desire for self-expression and creativity. It becomes an existential thirst—not for the body alone, but for the very act of creation. Brendan appears as one who constantly seeks to give form to the ineffable, to channel the complexity of his emotions and experiences into something tangible. This impulse to express what resists expression is the shared core of both the saint’s and the poet’s journey.
Moreover, Brendan’s building of sacred spaces—basilicas and convents—can be likened to the poet’s creation of literary spaces that invite reflection, beauty, and solitude. Just as Brendan raises places of worship and contemplation, the poet builds, through language, a sanctuary for the reader. Their words become places of refuge, where contemplation meets an intimate, resonant emotion that opens onto the universal. Like the ecclesiastical structures Brendan is said to have erected, the poem becomes an edifice of meaning.
Brendan’s story also reflects the artist’s broader cultural role. The saint’s legacy was not only spiritual but also concrete: he shaped communities, inspired generations, and offered a way of being in the world. Similarly, the poet’s work goes beyond the individual and partakes in a broader cultural conversation. The poet, too, constructs a legacy—not made of stone, but of words—contributing to a dialogue that can outlive the life of its creator. Like Brendan, the poet’s presence may one day fade, but their influence may persist through the vitality of their poetry.
Indeed, Saint Brendan’s voyage was not solitary: he was accompanied by sparrows, moles, crows, and friars of “equal value.” This unusual and symbolic companionship reflects the constellation of voices accompanying the poet in their work: literary traditions, memories, dialogues, and cultural inheritances that shape the artist’s identity. The poet is never truly alone in creation: they are always in communion with the dead, with contemporaries, with the past and with the future. Like Brendan’s variegated company, the poet’s work is born from a polyphony of experiences.
In this sense, the path of Brendan—the saint-poet—is not merely a religious or historical narrative, but a metaphor for artistic life, navigating the fragile balance between personal quest and transcendent meaning. Through the creative act, both saint and poet bridge the distance between the sacred and the profane, between the ordinary and the sublime.
Just as Brendan’s mystical presence left an indelible mark on the world, so too does the poet’s art retain the power to influence and shape cultural imagination long after their time. The saint and the poet share the same vocation: to create, to inspire, to offer spaces for contemplation, transformation, and truth. Their legacy, founded on sacrifice, beauty, and the desire to go beyond what is known, reminds us of the enduring power of the artistic spirit.
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Nel tradurre la poesia di Erminia "Navigatio Sancti Brendani" (2001), mi sono avvicinato al testo con una curiosità vigile, consapevole che il viaggio che stavo per intraprendere fosse molto più intricato di quanto non apparisse inizialmente. A un primo sguardo, la poesia poteva sembrare un semplice racconto in versi dei viaggi di un antico santo, fino all’approdo in Italia, oltre le Alpi. Ma, addentrandomi nei suoi strati più profondi, ho cominciato a comprendere il viaggio retorico di san Brendano: un passaggio tra impresa missionaria, desiderio sensuale, ed esperienza, insieme esaltante e gravosa, del viaggiare in una terra straniera alla ricerca di sé e dell’ignoto. Ogni parola e immagine nella poesia si è rivelata un invito a esplorare non solo la narrazione di Brendano, con i suoi temi di pellegrinaggio, sacrificio e sacralità della ricerca, ma anche la relazione stratificata tra il viaggio del santo e lo sguardo della poetessa. La figura di san Brendano in "Navigatio Sancti Brendani" offre un parallelo con un poeta vivente che l’autrice ha incontrato, anch’egli viaggiatore in Italia, suggerendo che il viaggio del santo-poeta sia diventato qualcosa di ben diverso rispetto al suo significato originario. Il pellegrinaggio spirituale di Brendano si trasforma in una “navigatio” immaginativa, sospesa tra scoperte interiori e incontri reali.
Nel caso di Brendano, la poetessa ci dice con una vena di ironia, il suo “desiderio di carne” cresce fino a divenire “immenso”, una fame così vasta che nessuna “spinta” può spegnerla, né alcun “fiotto” placarla. Questo linguaggio corporeo riflette un desiderio più profondo: il desiderio insaziabile del santo-poeta per l’espressione di sé e per la creatività. Si fa sete esistenziale, non del corpo soltanto, ma dell’atto creativo stesso. Brendano appare così come colui che cerca costantemente di dare forma all’ineffabile, di incanalare la complessità delle sue emozioni e delle sue esperienze in qualcosa di tangibile. Questo impulso a esprimere ciò che sfugge all’espressione è il nucleo comune del viaggio del santo e di quello del poeta.
Inoltre, l’edificazione da parte di Brendano di spazi sacri, basiliche e conventi, può essere paragonata alla creazione, da parte del poeta, di spazi letterari che invitano alla riflessione, alla bellezza e alla solitudine. Così come Brendano innalza luoghi di culto e contemplazione, il poeta costruisce, con il linguaggio, un santuario per il lettore. Le sue parole diventano luoghi di rifugio, dove la contemplazione incontra una intima risonante emozione che si apre all’universale. Come le strutture ecclesiastiche che Brendano edificò, la poesia diventa un edificio di senso.
La storia di Brendano riflette anche il ruolo culturale più ampio dell’artista. L’eredità del santo non fu soltanto spirituale, ma anche concreta: modellò comunità, ispirò generazioni, offrì un modo d’essere nel mondo. Allo stesso modo, l’opera del poeta va oltre l’individuo e partecipa a una conversazione culturale più ampia. Anche il poeta costruisce un’eredità, non fatta di pietra, ma di parole, contribuendo a un dialogo che può sopravvivere alla vita del suo autore. Come Brendano, la presenza del poeta potrà un giorno svanire, ma la sua influenza potrà persistere attraverso la vitalità della sua poesia.
In effetti, il viaggio di san Brendano non fu solitario: fu accompagnato da passeri, talpe, corvi e frati di “pari valore”. Questa compagnia insolita e simbolica riflette la costellazione di voci che accompagna il poeta nella sua opera: tradizioni letterarie, memorie, dialoghi ed eredità culturali che ne formano l’identità artistica. Il poeta non è mai davvero solo nella creazione: è sempre in comunione con i morti, con i contemporanei, con il passato e con il futuro. Come la variegata compagnia di Brendano, anche l’opera del poeta nasce da una polifonia di esperienze.
In tal senso, il percorso di Brendano, il santo-poeta, non è soltanto una narrazione religiosa o storica, ma una metafora della vita artistica che naviga l’equilibrio fragile tra la ricerca personale e il significato trascendente. Attraverso l’atto creativo, sia il santo che il poeta colmano la distanza tra sfera del sacro e quella del mondo profano, tra l’ordinario e il sublime.
Così come la presenza mistica di Brendano ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo, anche l’arte del poeta conserva la capacità di influenzare e plasmare l’immaginario culturale ben oltre il proprio tempo. Il santo e il poeta condividono una medesima vocazione: creare, ispirare, offrire spazi per la contemplazione, la trasformazione e la verità. La loro eredità, fondata sul sacrificio, sulla bellezza e sul desiderio di oltrepassare ciò che è conosciuto, ci ricorda la forza duratura dello spirito artistico.
Brian Cole (c) 2007.