"Piccolo Uomo". Poesia a mio figlio. Erminia Passannanti
PICCOLO UOMO
(a Marco)
In questo lungo pomeriggio estivo, l’uomo
ammirava il suo piede affusolato, la falange, il ritmo
prolungato delle sue fantasie,
le braccia aperte
contro il cielo come un piccolo uomo
crocefisso in un lento pomeriggio estivo. Contemplava
l’azzurro del cielo privo di profondità, la fascia
setosa all’orizzonte, a cuore spalancato ponderava
il suo essere
un piccolo uomo
in un mondo alla portata di tutti,
un mondo senza confini, senza ritegno, senza tempo,
il mondo assuefatto alle emozioni,
il mondo incalcolabile
che azzurro si distende senza prospettive
dinanzi al suo piede affusolato. In questo lento
pomeriggio estivo, calcolava la sua capacità d’amore,
straziava di nostalgia il ricordo, questo piccolo uomo,
una volta bambino, indifferente al presente.
INTERPRETAZIONE
Questa poesia Piccolo Uomo è una riflessione bellissima e delicata sulla crescita, sull'infanzia, e sul passaggio del tempo, il tutto visto attraverso gli occhi di un "piccolo uomo" che, nel lento pomeriggio estivo, sembra meditare sulla propria esistenza e sul mondo circostante.
Il titolo, Piccolo Uomo, evoca l'immagine di una persona che, pur nella sua piccolezza, sta già confrontandosi con la vastità dell'esistenza. Il "piccolo uomo" potrebbe essere il figlio stesso, ma anche, in senso più ampio, ogni individuo che, crescendo, si confronta con la realtà e con il suo posto in essa.
La poesia comincia con un'immagine intima e concreta: il bambino che osserva il suo piede affusolato, come se fosse un oggetto da esplorare, una piccola parte di sé su cui meditare. La "falange" e il "ritmo prolungato delle sue fantasie" suggeriscono una dimensione quasi onirica, dove il corpo e la mente si fondono in una contemplazione solitaria. La sua posizione, "le braccia aperte / contro il cielo come un piccolo uomo crocefisso", richiama l'idea di una figura che sta assorbendo l'infinito, che si espande nella vastità del cielo estivo. C’è un legame con IL Cristo, l'idea di un sacrificio, un gesto di apertura, ma anche di fragilità, come una figura che osserva il mondo dall’alto di un’esistenza ancora non completamente definita.
L'immagine del cielo che è "privo di profondità", e della "fascia setosa all'orizzonte", suggerisce la percezione di un mondo che, per il bambino, è immediato, semplice, ma anche senza limiti. Il bambino sta contemplando un mondo che appare senza confini, senza regole fisse, quasi come un regno dove tutto è possibile, ma al contempo incomprensibile.
La riflessione del "piccolo uomo" che "ponderava / il suo essere" ci porta alla consapevolezza di un’autoosservazione nascente, come se il bambino, pur nella sua innocenza, fosse già in grado di percepire la sua esistenza in relazione all’universo circostante. Il "mondo assuefatto alle emozioni" sembra suggerire un contrasto con la razionalità adulta, come se il bambino fosse ancora immerso in un flusso di emozioni che non conoscono né la misura né i limiti. Il "mondo incalcolabile" ci dice che, per lui, l'universo è qualcosa di infinitamente vasto, senza una fine definita.
Quando la poesia arriva alla parte in cui il "piccolo uomo" calcola la sua "capacità d’amore", c’è un passaggio cruciale: il bambino, che ora è consapevole del tempo che passa, comincia a riflettere sulla sua relazione con il mondo e con le emozioni. La nostalgia, che lo "straziava" mentre ricordava un tempo in cui "era bambino", suggerisce la consapevolezza della perdita dell'innocenza, del passaggio dall’infanzia a una condizione più adulta, dove l’indifferenza al presente lascia spazio a una riflessione più profonda.
Questa poesia, quindi, esplora l’innocenza e la bellezza del bambino che, pur essendo "indifferente al presente", è già immerso in una riflessione sul proprio essere e sul mondo che lo circonda. La nostalgia per il "piccolo uomo" che era una volta bambino sembra simbolizzare il distacco, la crescita e la difficoltà di mantenere quella purezza mentre si diventa consapevoli del mondo.