Angela Tumini. Recensione della raccolta Macchina, di Erminia Passannanti
MACCHINA, Poesie, Erminia Passannanti (Manni Editore, Lecce, 2000) .
Di Angela Tumini
“A me la vita non piace e non posso cambiarla/ Mi sforzo allora di farmela piacere e qualche volta me ne dimentico/ dico: la vita è bella. Ma la vita degli altri mi sta sempre davanti/ mi dà una malinconia immensa.” È questa malinconia che si materializza diventando forza motrice di Macchina, di Erminia Passannanti; una malinconia riflessiva che esplode da un senso di frantumazione della realtà e dal non-senso dell’esistenza. Il lettore è chiamato a condividere una dimensione quasi buia e surreale, dominata da immagini allucinate e oniriche che, a tratti, si scontrano con solidi frammenti di memoria. Il ricordo non è solo strumento di pena che rifrange la malinconia di un tempo perduto, ma anche di lotta e autorità ideologica - “Dovunque sia/ ciò per cui siamo attende.”
Da questo singolare contrasto nasce la forza poetica di Macchina. È una visione spesso delirante del mondo, quella della Passannanti, che si presenta come esegeta della disgregazione, aprendo uno sguardo preciso su un’alienazione che agisce in modo irreversibile. L’autrice non concede alcuna tregua ad una condizione di tragica confusione in cui l’io ripete all’infinito il trauma della perdita: “Non avevo il Principio-che è il Numero/il numero che mi doleva nei ricordi.” La raccolta si rivela in un principio che si identifica prevalentemente con la figura materna, (non a caso l’intera raccolta porta la dedica a mia madre) “Ho solo chiesto: una bottiglia di latte congelato/una bottiglia di latte condizionato/(affinché capisse che avevo latte fresco)/ latte bollito: 1800 al litro.Usando la metafora del latte, il poeta esemplifica il suo struggimento di fronte all’imminente perdita della genitrice/ispiratrice/guida, che appare anche come immagine diretta della Magna Mater mediterranea, (bisogna ricordare la natura profondamente mediterranea della Passannanti).
La storia dell’autrice, se pur diversa, si interseca linguisticamente con quella della madre, posta in uno spazio “metafisico” dalla sua stessa malattia che si estrinseca in un’afasia del linguaggio oltremodo creativa. La Passannanti raggiunge il suo momento di magia proprio nel ritrovamento del suo Principio, aprendosi cioè una prospettiva su questo “metaspazio” materno, le cui reminiscenze, tutt’altro che sfuocate, si trasmettono direttamente nell’ identità del poeta come un succedersi di particolari spezzati che, colorandosi di profonda emozione, giungono man mano a trasformarsi in pagine di grande forza lirica.
Erminia Passannanti, Macchina, Poesie, (nella collana “La scrittura e la storia”, a cura di Romano Luperini) Manni Editore, Lecce, 2000. Nel 1991 e nel 1995, Erminia Passannanti è stata vincitrice del premio “Laura Nobile.” , la rassegna nazionale di poesia della città di Siena.
Angela Tumini sta completando una tesi di dottorato su Gabriele D’Annunzio presso l’Università di Oxford.
Recensione per la rivista Poesia, Crocetti Editore. Italia.