BIAGIO CEPOLLARO. SU "IL TORSOLO DEL VENTRE ED ALTRE FANDONIE", TROUBADOR, 2006.
In particolare il riferimento è ai testi apparsi su Quaderno VII di Poesia da fare www.cepollaro.it/poesiaitaliana/rivista/QuadernVII.pdf
1.
Lontano da qualsiasi intromissione esplicita o implicita del soggetto
configurato come lirico, il testo si costruisce come artefatto di parole
dislocato rispetto ai suoi messaggi. Nel senso che ciò che accade sulla pagina,
dalla prima all’ultima parola, si fa dichiaratamente maschera sapiente di ciò
che è accaduto e accade fuori, non visto. E di fatto è un lavoro che con la
forza dell’intelletto ha il potere di smascherare le presunte ragioni altrui,
mentre copre scrupolosamente le sue ferite.
Questo
doppio movimento di proporre con chiarezza la superficie del testo nei modi
della filologia e di nascondere con altrettanta sicurezza le ferite che
muovono, gli squarci dei moventi, il pàtico e lo psichico, instaura uno spazio
non detto che è esattamente lo spazio riservato alla possibilità del poetico in
questo tipo di strategia testuale.
2.
Quasi per identificazione con l’aggressore, il Linguaggio dei Poteri viene
riprodotto, calcato, deformato, parodizzato nel suo formulario. Un Linguaggio
che si è andato costruendo lentamente nella sua archeologia, con tanto di
dispositivi disciplinanti e pervasivi… Attraverso i corpi puntualmente
disciplinati anche l’infelicità, la sofferenza, la mancanza di luce, hanno
perso caratteri umani, perdendo la loro voce.
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